Gli effetti del Coronavirus sul settore degli affitti brevi

coronavirus e affitti brevi

Scopri quali sono gli scenari futuri che potresti dover affrontare e come sfruttare questa conoscenza per preparare la tua attività di affitti brevi in modo da non farti cogliere impreparato quando i turisti riprenderanno a circolare

 

DISCLAIMER: Sebbene i dati raccolti ed esposti in questo articolo non siano particolarmente positivi, tenteremo di offrire un punto di vista realistico così da poter comprendere come agire proattivamente e, allo stesso tempo, prepararsi per quando il mondo tornerà alla normalità. Gli scenari proposti in questo articolo sono stati elaborati sulla base di diverse fonti di testate d’informazione che sono state richiamate a piè di pagina.

  • Quanto durerà questa emergenza del Coronavirus?
  • Cosa succederà all’economia globale? E a quella italiana?
  • Che ripercussioni ci saranno per il settore del turismo?
  • Come si rifletterà tutto ciò sulla mia attività di affitti brevi?

Queste sono solo alcune delle domande più frequenti che in questo momento ti stanno probabilmente passando per la testa, lo sappiamo perché abbiamo eseguito un breve sondaggio intervistando alcuni dei nostri clienti che, come te, lavorano nel settore turistico degli affitti brevi.

Queste domande e dubbi si fanno incessanti e ritornano costantemente nella tua mente ogni volta che guardi un telegiornale o cerchi su internet delle informazioni che possano darti una risposta al riguardo.

Il problema però è che in questo momento, nessuno è purtroppo in grado di dare una risposta.

Nessuno conosce la data in cui l’emergenza rientrerà e in cui potremo finalmente tornare alla nostra precedente vita (che ormai a molti sembra quasi un miraggio). Nessuno sa quali saranno le effettive ripercussioni che questa crisi si porterà appresso e nessuno sa se queste avranno un impatto di breve, medio o lungo termine.

Tuttavia, rimanere nell’oblio della disinformazione senza un approccio proattivo e farsi prendere dallo sconforto e dalla disperazione non può portare a nulla di positivo.

Per tale ragione, in questo articolo, abbiamo deciso di analizzare la situazione attuale (ovviamente con un occhio di riguardo per il settore del turismo) e di studiare come in passato il mondo abbia reagito o sia stato cambiato da crisi simili a quella del Coronavirus.

In questo modo ci auguriamo di poterti fornire una bussola che saprà darti delle indicazioni su come reagire una volta che la tempesta sarà passata.

Osservando Whuan possiamo prevedere il nostro futuro

I primi paesi ad aver chiuso i confini e ad essersi barricati in casa saranno anche i primi che, verosimilmente, consentiranno ai propri cittadini di ritornare ad avere una vita quasi normale (su questo punto ci torneremo fra poco).

Questa teoria è dimostrata dalla lenta ma inesorabile riapertura della città di Whuan, metropoli che per prima è stata messa in quarantena.

La città uscirà dall’isolamento il prossimo 8 Aprile ma la sua “riapertura” avverrà per gradi e sono già in stato di implementazione nuove misure di prevenzione (quali l’utilizzo di un codice QR che certificherà lo stato di salute di chi vorrà uscire dalla provincia del Hubei, l’installazione di termoscanner all’ingresso di tutte le stazioni, ecc…).


Tali misure serviranno al fine di poter prevenire il possibile sviluppo di un nuovo focolaio che potrebbe far ripartire l’emergenza sanitaria ributtando la Cina nel caos.

Pertanto, una volta che le varie nazioni colpite dal Coronavirus saranno state in grado di contenere l’emergenza sanitaria ed avranno debellato i vari focolai – riscontrando una crescita pari allo 0% di nuovi casi – i cittadini saranno liberi di uscire nuovamente di casa.

“Quindi sarà tutto finito, giusto?”

Sbagliato. Le conseguenze di questa crisi andranno ben oltre la fine del periodo di quarantena… Vediamo cosa potrebbe succedere.

Come reagirà il turismo domestico

La prima tipologia di turismo che riprenderà piede sarà quello domestico.

Questo perché, molto probabilmente, per un periodo di tempo che oggi è impossibile stimare, le frontiere continueranno a rimanere chiuse e quindi l’accesso al nostro paese sarà interdetto al turismo internazionale (o quantomeno sarà interdetto a tutti quei paesi che non avranno a loro volta debellato la minaccia del contagio).

Questa misura cautelativa dovrebbe evitare il rischio di “importare” nuovamente persone positive al Covid-19 che potrebbero far ripartire una nuova epidemia costringendoci a dover rimettere in campo le misure draconiane alle quali siamo attualmente sottoposti.

Quindi saranno proprio gli italiani i primi a tornare a viaggiare nel Bel Paese.

“Quanto vale il mercato italiano del turismo?”

Stando ai dati ISTAT, nel 2019 i viaggi dei residenti in Italia sono stati 71 milioni e 883 mila; di questi, il 76,2% dei viaggi ha avuto come destinazione una località italiana mentre il 23,8% era diretto all’estero. Durante la stagione estiva 2019, il 37,8% della popolazione si è concesso almeno una vacanza.

Riguardo la situazione attuale, è verosimile pensare che queste percentuali varieranno in maniera importante, sia per quanto riguarda il numero di viaggi (che probabilmente caleranno – ne parleremo meglio fra un attimo), sia soprattutto per quanto riguarda la percentuale di viaggi all’estero, che diminuiranno a favore di “vacanze domestiche”.

 

Il perché l’Italia sarà presumibilmente la meta più scelta dagli italiani per le loro vacanze è dovuto – come dicevamo – al possibile blocco con gli altri paesi e quindi chi vorrà fare una vacanza, sarà per forza di cose costretto a scegliere una località della penisola.

“Chi mi dice che le persone vorranno tornare a viaggiare?”

Sicuramente una nazione che è stata messa in uno stato di quarantena (come la nostra) avrà un’estrema voglia di rimettersi in viaggio e ciò è dovuto principalmente a 2 fattori psicologici.

  1. Il primo di questi fattori psicologici si basa sul fatto che le persone non sono in grado di tollerare per una durata eccessivamente lunga dei periodi di reclusione forzata (ne sono la dimostrazione le lunghe passeggiate e l’improvviso “movimento di corridori” che contravvengono alla semplice indicazione dello “stare a casa” e che sembrano aver preso piede proprio in questo periodo). Perciò, una volta finita l’emergenza, la gente sentirà una forte necessità di poter fare tutto ciò che le è stato precluso per così tanto tempo come l’uscire di casa, il socializzare ma soprattutto viaggiare.
  1. Il secondo fattore psicologico riguarda la “necessità di premiarsi”. Le persone che sono attualmente blindate in casa guardano ad una possibile vacanza estiva come ad una sorta di “premio” o di “risarcimento” per i sacrifici che stanno affrontando in questo momento difficile. È una prospettiva importante che non va sottovalutata, visto che la mente umana tende a mettere da parte con più difficoltà quella che viene percepita come una gratificazione (alla quale difficilmente vogliamo rinunciare).

In sostanza, è molto probabile che qualcuno si conceda una vacanza di cui sente di aver bisogno o che sente di essersi meritato e ciò anche a discapito di beni o servizi che magari possono essere più utili o funzionali.

Quindi è decisamente probabile che le persone vorranno tornare a viaggiare, quello che però va preso in esame sarà la loro reale possibilità di farlo. Vediamo quindi cosa dicono gli economisti e quali sono i vari scenari alternativi a cui potremmo dover fare fronte.

L’impatto economico del Covid-19

In un articolo del New York Times è stato preso in esame un aspetto del tutto eccezionale di quella che potrebbe essere la prossima grande crisi economica.

Questo aspetto – che la differenzierebbe già in partenza da tutte le precedenti – riguarda il fatto che potrebbe trattarsi della prima recessione partita dal settore dei servizi e non da quello produttivo o manifatturiero.

Una delle implicazioni potrebbe essere quella che le persone saranno molto più caute negli acquisti e potrebbero dimostrarsi riluttanti a viaggiare molto e ciò nell’ottica di mettere da parte il denaro per quando la situazione si sarà stabilizzata del tutto.

Un altro fattore peculiare della crisi derivante dal Coronavirus è legato al fatto che la “chiusura” delle città principali è un evento praticamente sconosciuto alle economie avanzate. Questo rende la situazione che stiamo vivendo più simile ad un periodo di privazione tipico di una guerra rispetto a quello caratteristico di una riduzione dei consumi indotta da una recessione finanziaria.

 

Mrs. Ellen Zentner, chief U.S. economist alla Morgan Stanley, ha dichiarato che ci sarà un gran numero di piccole imprese che semplicemente non saranno in grado di sopravvivere a questo momento di crisi. Ciò è dovuto al fatto che le piccole imprese avranno un accesso limitato al credito oltre ad una cassa più risicata rispetto alle grandi aziende che invece – se amministrate correttamente – dovrebbero riuscire a superare (non senza grandi difficoltà) questo periodo buio.

Mr. Torsten Slok, chief economist di Deutsche Bank Securities, ha dichiarato che i consumatori continueranno ad essere cauti anche dopo che le autorità avranno dato il “via libera” per un ritorno alla normalità.

Pertanto, l’entità di questo rallentamento economico, sarà direttamente proporzionale alla lunghezza temporale ed alla gravità di questa pandemia.

Una rapida ripresa dei consumi dipenderà quindi sia dalla durata della crisi ma soprattutto da una rinascita della fiducia (cosa che però molti esperti oggi faticano a vedere all’orizzonte).

Quanti potranno effettivamente permettersi di viaggiare?

In questo momento è oggettivamente troppo presto per stabilire quale sarà la ricaduta in termini economici di questa crisi; c’è chi ipotizza una nuova recessione (anche peggiore rispetto a quella del 2008) e c’è invece chi crede che la crisi economica impatterà principalmente sul secondo e terzo quadrimestre del 2020.

Ora come ora è dunque abbastanza inutile avventurarsi in speculazioni ed analisi dato che le stesse società che eseguono questo tipo di indagini e previsioni cambiano quotidianamente i parametri e i risultati delle loro ricerche.

Tuttavia, ciò che è certo è che è già in atto una drastica riduzione dei consumi e chi ne subirà le conseguenze peggiori saranno tutte quelle attività di servizi quali ristoranti, bar, cinema, teatri, musei e, ovviamente, il settore turistico. Questo porterà ad una riduzione (se non ad uno stop o addirittura ad una inversione negativa) della crescita del PIL delle nazioni più colpite dal Coronavirus.

Tale diminuzione porterà ad un periodo di “austerità indotta” che gli stessi cittadini metteranno in atto in maniera più o meno consapevole e volontaria.

Questo genererà una diminuzione delle spese su tutti quei settori che prevedono la vendita di beni e servizi non di prima necessità o che comunque implichino una spesa “sostanziosa”.

 

Come ci hanno dimostrato le precedenti crisi e recessioni economiche, la fascia di popolazione più colpita sarà quella meno abbiente, la classe media sarà costretta a ridimensionare o modificare le abitudini di acquisto, mentre invece quella più abbiente non dovrebbe subire modifiche radicali.

In uno scenario del genere, gli affitti brevi dovranno quindi fronteggiare un mercato con un’offerta caratterizzata da una maggiore scelta tra le abitazioni disponibili che verranno messe sul mercato a prezzi più bassi.

Pertanto, tutte le aziende o realtà che operano nel turismo e che hanno un’offerta che non si rivolge ad una fascia di clientela abbiente, per sopravvivere saranno costrette ad apportare delle importanti modifiche al fine di rimanere attivamente sul mercato.

ATTENZIONE: In un prossimo articolo andremo ad analizzare questo specifico aspetto; quindi, se questa è la situazione in cui potresti trovarti, ti suggeriamo di non perdertelo visto che cercheremo di fornirti dei suggerimenti specifici che potranno aiutarti a superare il periodo post-crisi.

Come cambieranno le abitudini dei viaggiatori

Di seguito trascriviamo una dichiarazione estratta da un articolo di Milano Finanza  dove viene riportata l’opinione di Mr. Gordon Lichfield, direttore dell’MIT Technology Review – il magazine della prestigiosa università americana – al riguardo dei cambiamenti nella vita personale e nel mondo del business che la pandemia genererà anche dopo che l’emergenza si sarà attenuata:

La maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, ma lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana, o addirittura dopo qualche mese.

Alcune cose non torneranno mai più come prima”.

Quindi quello a cui ci troveremo di fronte sarà un nuovo consumatore con dei tratti caratterizzanti del tipo “post-traumatico” che avrà nuove abitudini di consumo, di acquisto, nuovi desideri, nuove paure e timori ed un nuovo stile di vita.

Possiamo prevedere quali saranno questi cambiamenti?”

Anche qui purtroppo la risposta è no…

Tuttavia possiamo prevedere che ci saranno determinati aspetti ed esigenze che prenderanno il sopravvento su altre che, in passato, potevano non essere così essenziali o importanti per il cliente finale.

ATTENZIONE: Anche questo aspetto verrà preso in esame ed approfondito in un prossimo articolo dedicato.

Un ulteriore fattore da tenere bene a mente relativo al cambiamento delle abitudini dei consumatori riguarderà il luogo scelto per trascorrere le vacanze.

Da un’indagine di AirDNA sul mercato degli affitti brevi degli Stati Uniti (qui trovi l’approfondimento) è emerso un cambiamento importante per quanto riguarda la scelta dei luoghi di vacanza in relazione all’avvento del Covid-19.

I viaggiatori stanno prediligendo luoghi vicini a casa e rifuggono dai grandi centri metropolitani.

Il fatto che i vacanzieri evitino le grandi città deriva dalla volontà di mantenere le distanze di sicurezza e quindi non vogliono trovarsi in luoghi affollati dove è praticamente impossibile rispettare le distanze suggerite dall’OMS.

Le località rurali stanno quindi richiamando molti più visitatori rispetto alle città (dall’indagine è emerso che più una città è sovraffollata più è in diminuzione il trend di prenotazioni turistiche).

Un parametro significativo è quello emerso dagli introiti registrati nel mese di marzo da parte di Airbnb: il 73% del fatturato deriva da prenotazioni al di fuori dei grandi centri urbani.

Vista la psicologia umana (che è comune a tutte le nazioni del mondo) è quindi verosimile che, quando in Italia si potrà ricominciare a viaggiare, la scelta del luogo di vacanza andrà a replicare il modello statunitense, privilegiando dunque le mete al di fuori delle città.


 

Speriamo che questo articolo sia stato in grado di fornirti una serie di elementi che possano darti una risposta, almeno parziale, a quei dubbi e domande che abbiamo visto all’inizio.

Nei prossimi giorni e settimane che verranno pubblicheremo degli altri articoli con lo scopo di aiutarti a pianificare una risposta funzionale per il periodo che seguirà la fine della crisi del Coronavirus.

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