Tassa di soggiorno come calcolarla senza sbagliare

La tassa di soggiorno è un’imposta comunale. Dobbiamo richiederla a tutti i viaggiatori che soggiornano nelle strutture ricettive per una o più notti. Introdotta dal Decreto legislativo n.23/11 come parte della riforma sul federalismo fiscale, comporta un obbligo anche per chi gestisce B&B, camere in affitto, case vacanze eccetera. 

Dal 2017, infatti, grazie a una modifica di questo stesso Decreto Legge, la tassa legata ai soggiorni è obbligatoria anche per gli ospiti delle strutture turistiche non professionali. Dobbiamo calcolarla correttamente e versare allo stato gli importi richiesti.

Dipende dai comuni

Di per sé il calcolo della tassa di soggiorno è facile. Basta moltiplicare la tariffa prevista dal comune per il numero di ospiti e i giorni di permanenza. Nel nostro Paese però c’è una grande variabilità (e di conseguenza parecchio caos) riguardo agli importi relativi alla tassa di soggiorno.

Ogni comune, infatti, ha un alto grado di libertà e può stabilire sia l’ammontare dell’imposta sia il numero dei giorni per cui va corrisposta. La tassa poi è più o meno cara a seconda del tipo di struttura ricettiva.

Città e paesi decidono se aderire o meno all’applicazione della tassa. Non solo: possono farlo per dodici mesi o per un determinato periodo dell’anno.

Certi comuni hanno stabilito di esonerare le strutture ricettive più piccole, rendendo obbligatoria la tassa legata ai soggiorni solo per alberghi, agriturismi, campeggi e B&B di medie o grandi dimensioni. Altri hanno equiparato le tariffe di case vacanze, agriturismi e simili a quelle degli alberghi a tre stelle.

Infine, l’imposta di soggiorno può essere dovuta per tutto il periodo di permanenza degli ospiti oppure per alcuni giorni e poi basta. 

Attenzione, non si tratta di principi immutabili: le regole per calcolare la tassa di soggiorno possono variare da un anno con l’altro.

La tassa di soggiorno viene stabilita dai comuni secondo criteri molto variabili

Se non abbiamo voglia di impazzire per calcolare correttamente l’imposta di soggiorno, possiamo affidarci a Welcomeasy, che offre la possibilità di gestire, tramite un programma molto dettagliato, tutte le regole possibili stabilite dai comuni. Una volta configurato, Welcomeasy dà la possibilità di visualizzare e rendicontare correttamente, per ogni check-in, la tassa di soggiorno da richiedere agli ospiti della singola struttura ricettiva.

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A cosa serve la tassa di soggiorno

I fondi raccolti grazie all’imposta di soggiorno dovrebbero servire a finanziare interventi per migliorare l’accoglienza turistica e le infrastrutture comunali. Grazie a tale imposta, cioè, vengono parzialmente pagate la ristrutturazione delle strade piuttosto che quella dei beni culturali e ambientali. E viene potenziato il servizio di trasporto pubblico locale.

Le novità del Decreto Crescita 

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Crescita, il 29 giugno 2019, lo Stato ha deciso di fornire ai comuni alcuni strumenti per combattere l’evasione della tassa di soggiorno.

Dalla primavera dello scorso anno le amministrazioni locali possono controllare agevolmente le informazioni relative ai soggiorni. Così da verificare che i pagamenti siano stati effettivamente richiesti ai turisti e poi versati dai gestori di strutture alberghiere ed extralberghiere.

Le questure trasmettono direttamente alcuni dei dati delle schedine alloggiati, ricavati dai check-in, all’Agenzia delle Entrate, in modo che siano facilmente consultabili dai comuni.

Le questure comunicano con l’Agenzia delle Entrate che a sua volta mette i dati sui turisti a disposizione dei comuni

Una tassa che piace (ai comuni)

Come è facile immaginare, la tassa di soggiorno è preziosa per i comuni. Quando è entrato in vigore il Decreto n.23/2011 le città che avevano aderito alla riscossione dell’imposta erano solo una decina. A distanza di nove anni sono diverse migliaia e il gettito fiscale complessivo è pari a 600 milioni di euro.

Il numero di località che richiedono la tassa di soggiorno aumenta anno dopo anno

Nel 2020 anche gli importi della tassa di soggiorno sono cresciuti, con picchi da 10 euro al giorno. Le città che vivono un turismo intensivo, come Venezia o Firenze, registrando un flusso di turisti che supera di 20 volte il numero dei residenti, possono stabilire una tassa di soggiorno più salata.

Nel 2019 la più cara in fatto di tassa di soggiorno era Roma, seguita da Venezia, Firenze e Milano. Nel capoluogo lombardo una famiglia di tre persone composta da madre, padre e figlio adolescente, che soggiorna in una struttura ricettiva extra-alberghiera (come locande, affittacamere, B&B, case vacanza e simili) spende 9 euro al giorno.

L’importo massimo esigibile dai comuni per il mercato turistico extralberghiero ad oggi è di 5 euro al giorno.

Le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19 hanno congelato il turismo, di conseguenza arriveranno meno soldi nelle case dei comuni. C’è da vedere quali scelte faranno le amministrazioni per il 2021.

Le categorie esonerate dalla tassa di soggiorno

Tutti i turisti che pernottano in una struttura alberghiera o extralberghiera situata in comune che aderisce all’imposta di soggiorno sono obbligati al pagamento. Fanno sempre eccezione gli ostelli della gioventù.

Bambini di età inferiore ai 10, ai 12 o ai 14 anni (dipende dalle zone) e persone diversamente abili generalmente possono evitare di pagare. 

Attenzione: la tassa di soggiorno va corrisposta indipendentemente dalle modalità di prenotazione e va richiesta anche agli ospiti che arrivano nella nostra struttura grazie all’intermediazione di un tour operator.

La tassa di soggiorno va corrisposta indipendentemente dalle modalità di prenotazione

Chi per qualche motivo è costretto a soggiornare in una struttura turistica all’interno del suolo comunale dove risiede non deve pagare la tassa di soggiorno.

Per non commettere errori

Nel momento in cui calcoliamo la tassa di soggiorno dobbiamo ricordare che non possiamo farla pagare neppure a:

  • autisti di autobus in viaggio di lavoro
  • personale delle Forze Armate
  • malati cronici in visita per cure mediche (con certificazione che provi il loro stato)
  • accompagnatori e guide turistiche

Inoltre, sono esonerati dalla tassa di soggiorno coloro che accompagnano le persone disabili o malate, purché ci presentino una dichiarazione che provi le ragioni del loro soggiorno.

Le sanzioni per chi sbaglia

L’evasione della tassa di soggiorno comporta sanzioni amministrative sia per i gestori delle strutture ricettive sia per gli ospiti. Ma potremmo incorrere anche in provvedimenti penali. È vero che la tassa di soggiorno grava sull’ospite, ma come gestori o proprietari di una struttura ricettiva l’obbligo di versare al comune la quota prevista spetta a noi.

Quali sono le sanzioni? Ancora una volta dipende dai comuni. In generale, se ci dimentichiamo di versare alle amministrazioni comunali le tasse di soggiorno già incassate, possiamo venire multati per una cifra che varia dai 25 ai 500 euro a violazione.

Se è il turista a rifiutarsi di pagare la tassa di soggiorno, gli verrà comminata la stessa multa. In questo caso dovremmo fargli firmare una dichiarazione nella quale si assume piena responsabilità del mancato pagamento. 

Ovviamente scattano provvedimenti e sanzioni anche se non versiamo gli importi dovuti perché dimentichiamo a monte di riscuoterli. Entro il 15 di ogni mese dobbiamo non solo versare le somme dovute ma anche dichiarare al Comune quanti ospiti hanno soggiornato nelle nostre strutture il mese precedente, per quante notti, qual è l’imposta dovuta, gli estremi del versamento ed eventuali esoneri dalla tassa di soggiorno.

Sbagliare è sempre possibile. Ad esempio perché le località soggette a turismo stagionale, spesso, applicano la tassa di soggiorno solo in alcuni periodi dell’anno ed è facile dimenticarsi di chiederla quando va fatto. 

Per lavorare in piena tranquillità possiamo affidarci a Welcomeasy, che calcola gli importi della tassa di soggiorno al posto nostro, in modo automatico.

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